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UN’INCANTEVOLE PASSEGGIATA DA SAN GIORGIO AD AGLIÈ

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Nicola Ferrero

“I genitori danno due cose ai figli: le radici e le ali.”

Proverbio indiano del Quebec

In un pomeriggio nuvoloso della primavera 2016 eccoci a San Giorgio Canavese, borgo di origine medievale, raggiungibile dalla strada provinciale 53, a due passi dal casello autostradale A5 Torino-Aosta.

L’ATENE DEL CANAVESE

A San Giorgio Canavese nacquero e vissero illustri personaggi, tra cui Carlo Botta, storico e politico, Teresa Belloc, la cantante e interprete preferita di Rossini, Carlo Ignazio Giulio, Carlo Vigna, Antonio Michela Zucco, e che valsero, nell’Ottocento, al piccolo paesino l’appellativo di “Atene del Canavese”.

Antonio Michela Zucco, merita qualche parola, perché fu l’inventore dell’apparecchio, utilizzato ancora oggi, per il resoconto stenografico dei lavori parlamentari del Senato, anche se in una forma più “moderna” dovuta all’evoluzione informatica.

Proprio quest’anno il Comune di San Giorgio, gli ha dedicato il Salone multimediale del Museo “Nòssi Ràis”, che fa parte di un più ampio progetto di forte innovazione tecnologica via web.

Ad accompagnare me e mia moglie oggi in questa passeggiata, un amico di vecchia data, Giampaolo, amante delle proprie radici Sangiorgesi, di cui va orgoglioso, e anche per questo cofondatore, con sua moglie Monica, della casa editrice “Atene del Canavese”. La nostra guida ci fa presente che il borgo è ricco di storia e varrebbe la pena di essere visitato, proprio partendo dal museo, ma oggi la nostra escursione si è prefissata altre mete.

VILLA BELLOC-MALFATTI

Scarpe comode e zainetto in spalla iniziamo la nostra passeggiata all’angolo di Via B. Biandrate, lungo la quale un tempo correva il muro di cinta del paese.

Dietro un’ampia cancellata si può ammirare Villa Belloc-Malafatti, il progetto del palazzo potrebbe essere stato affidato, all’inizio dell’ottocento, all’architetto Pechenino, sicuramente fu eseguito su commissione dell’illustre cantante Teresa Belloc.

Alla fine dello stesso secolo la Villa fu acquistata dal barone trentino Stefano Malfatti e subì importanti interventi che la portarono all’attuale struttura. Oggi questa dimora storica è di proprietà dei discendenti del barone.

CASTELLO DEI BIANDRATE

Proseguiamo lungo la strada lasciandoci alla nostra sinistra il bellissimo Castello dei Biandrate il simbolo del paese. La parte più antica risale presumibilmente al XII secolo. L’attuale  fabbricato è nato da più rimaneggiamenti che hanno visto fusioni di diversi edifici, abbattimento delle parti difensive di epoca medievale e l’edificazione di quelle più moderne risalenti al ‘700, alcune tracce sono visibili nelle due facciate diverse. 
Il Castello di San Giorgio, insieme al Castello Ducale di Agliè, è stato utilizzato come set cinematografico della fiction Elisa di Rivombrosa. Anche il Castello di San Giorgio è privato.

La strada prosegue leggermente in salita, sulla destra seguendo un alto muro, poco dopo un’area attrezzata all’aperto per esercizi a corpo libero e attrezzi per ginnastica, i più attenti e curiosi possono notare i resti di un’antica ghiacciaia.

REGIA BEALERA BRISACCA OVVERO IL CANALE DI CALUSO

In cima alla breve salita, si attraversa la strada e si svolta a destra, in un sentiero ben evidente e facilmente percorribile si arriva al Canale di Caluso. 
Fu fatto costruire tra il 1556 e il 1560 dal Maresciallo di Francia Charles Cossè de Brissac, su progetto dell’ing. vicentino Francesco Orologi, per l’irrigazione delle colture e per l’alimentazione di mulini ed opifici.

Il canale di Caluso, nei tempi passati detto Bealera Brissaca (per la sua funzione di canale che trasporta acqua per l’irrigazione e per la produzione di forza motrice e in omaggio al suo costruttore), trasporta l’acqua dell’Orco all’altezza di Spineto, vicino Castellamonte, a Caluso e successivamente, dal Settecento, fino alla Mandria di Chivasso. Si tratta di un’opera essenziale per l’economia agricola del Basso Canavese. La lunghezza del canale è di 28 chilometri sino al ponte della cascina Savonera a Mazzè.

    Nel tratto sangiorgese si può ammirare l’ingresso monumentale di una delle “Bocche” settecentesche, si tratta di due gallerie che permettono all’acqua del canale di superare le colline, sono state costruite per evitare un’ampia ansa del alveo e risparmiare così nelle spese successive di manutenzione dei muretti di protezione.

    Costeggiando il canale si prosegue lungo la strada recentemente messa in ordine dal Consorzio dei Canali del Canavese, tra Via per Agliè e Via dei Missionari Oblati. Il percorso è pianeggiante e potrebbe essere percorso anche in bicicletta.

    A metà circa del cammino si incontra un ponte pensile di ferro per il passaggio pedonale. Ci troviamo davanti ad un esempio di archeologia industriale, nei primi decenni del ‘800, infatti, negli Stati Uniti ed in Europa cominciavano ad essere eretti i primi ponti di ferro e l’esempio sangiorgese risale proprio a quel periodo. 
    Voluto dal notaio Vitale Priè, segretario e poi sindaco di San Giorgio, fu commissionato all’ingegnere alladiese Ignazio Michela per permettere, attraversando la Regia Bealera Brisacca, l’accesso al proprio villino, dalla strada che collegava San Giorgio ad Agliè. Sarebbe bello capire se in Canavese si trova uno dei primi esempi italiani di questo genere.

    “LA VIVANDERA”, “EL PICAPERE”, …

    Lungo il Canale la sponda prima in manufatto si sostituisce con un semplice steccato e con sorpresa troviamo delle sculture in legno raffiguranti: “La Vivandera”, “El Picapere” (in dialetto piemontese spaccapietra, i cavatori di pietra), “Stërnighin” (selciatore). Giampaolo ci racconta come le opere scolpite da Paolo Bertolino, Roberto Montrucchio e Stefano Peila di Romano Canavese non sono poste qui a caso, ma sono il risultato di uno studio storico degli antichi mestieri del periodo di ampliamento del canale.

    IN VISTA DI AGLIÈ

    Raggiungiamo e superiamo tipici casali canavesani (Cascine Luisetta e Ricco) da qui potremmo deviare verso Cuceglio, prossimo itinerario, ma proseguiamo in direzione della zona collinare di Macugnano. Purtroppo il percorso deve deviare sulla strada asfaltata, è un vero peccato! Basterebbero pochi metri per superare in sicurezza il brevissimo tratto che conduce al Palazzo ducale di Agliè patrimonio mondiale dell’UNESCO.

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