Castlamont
Città della ceramica
Il Comune di Castellamonte fa parte della Città Metropolitana di Torino.
Si trova all’imbocco della Valle Sacra, poco distante dal torrente Orco, a sud dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea e a 38 km dal capoluogo del Piemonte. Buona parte di Castellamonte si adagia sulle colline. Dalla cima del colle, ove sorgono le rovine del castello dei Conti San Martino, si gode di una splendida vista che abbraccia i monti dalla Valchiusella alla Valle Orco.
Castellamonte è nota in tutta Italia per le sue stufe e le sue ceramiche.
Una passeggiata nel centro della città può iniziare dalla Rotonda Antonelliana che fa da cornice alla Chiesa parrocchiale del 1875 in stile tardo gotico, dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Abbelliscono Piazza Martiri della Libertà, separata dalla Rotonda da uno spazio verde, l’Arco di Pomodoro e la Torre di Babele, progettata dall’artista del vetro Silvio Vigliaturo.
Il fiore all’occhiello di Castellamonte e sicuramente il Museo della ceramica, ospitato nel palazzo dei Conti Botton, interamente ricostruito nel XVIII sec. e sede del Comune dal 1854 al 1990.
Altro palazzo gentilizio, sempre nel centro, è quello dei Conti di Castellamonte, risalente al XVI sec., caratterizzato da archi e logge.
Non si può lasciare Castellamonte senza una visita a Casa Museo Allaria per ammirare stufe e “pitociu”, testimonianze di una produzione ceramica sempre al vertice da ben tre secoli.
Nella piazza antistante il Palazzo “Casa della Musica” sede della gloriosa “Filarmonica” di Castellamonte, fondata nel 1822, si trova la Stufa di Ugo Nespolo omaggio alla città e alla sua produzione artistica.
In frazione Spineto si può visitare il Centro Ceramico Fornace Pagliero 1814, esempio di archeologia industriale, che ospita interessanti esposizioni di scultori italiani e stranieri.
Ospitato a Palazzo Botton, dimora gentilizia dei conti Botton di Castellamonte fino al 1854, custodisce la “Raccolta Civica di Terra Rossa” e le opere contemporanee degli artisti che hanno partecipato alle diverse edizioni della Mostra della Ceramica.
Si tratta dell’opera incompiuta progettata dall’architetto Alessandro Antonelli, conosciuto per aver realizzato il monumento simbolo di Torino: la Mole Antonelliana. Ciò che rimane del suo progetto sono le mura (realizzate tra il 1842 e il 1845) che tracciano un perimetro di forma circolare, da qui il nome “rotonda”. Le dimensioni del progetto erano incredibili: 5.300 metri quadrati, … un’altezza di 50 metri ed una lunghezza da sud a nord di 137 metri…la capienza era di 6.000 persone, con 5 altari, 8 confessionali.
Fonte: Castellamonte e la sua storia, Giuseppe Perotti, Collana “Il Canavese ieri e oggi”, Ivrea 1980. Dall’archivio digitale http://archivi.terramiacanavese.it/
L’ottocentesco edificio, in stile tardo gotico, fu la soluzione adottata, su progetto di Luigi Formento, quando finirono i fondi per l’ambizioso progetto commissionato all’architetto Antonelli. La Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo fu ultimata nel 1876, a più di trent’anni di distanza dall’avvio del progetto dell’Antonelli.
Precede l’ingresso alle mura della Rotonda un campanile del XII secolo, rimaneggiato e innalzato a fine Settecento per fare posto alla cella campanaria.
L’opera realizzata da Arnoldo Pomodoro in occasione di un’edizione della Mostra Ceramica degli anni ’90 del Novecento, è un omaggio alla tradizione della fabbricazione delle ceramiche, dove nelle formelle di terracotta sono trasferite le “scritture” dell’artista. Con un raggio di 6 metri l’Arco domina la piazza principale di Castellamonte e in prospettiva incornicia le mura della Rotonda Antonelliana.
200 formelle di ceramica di grande formato (52 x 53 cm x 20) modellate a mano, smaltate in bianco e con i disegni di Ugo Nespolo per un’opera di 6 metri di altezza, realizzata dagli artigiani e dagli artisti castellamontesi con il supporto degli allievi del Liceo Artistico “Felice Faccio”. L’opera fu progettata da Ugo Nespolo nel 2008, per essere punto d’incontro tra i manufatti artigianali e industriali di Castellamonte con il mondo dell’arte.
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