Nel territorio di San Giorgio Canavese, a circa tre chilometri dal paese, percorrendo una bella e comoda strada che anche in inverno può essere scelta per una piacevole passeggiata tra campi, prati e vigneti, si raggiunge il santuario della Beata Vergine delle Grazie di Misobolo. “Nisobul”, nel nostro dialetto.
Non aspettatevi una costruzione imponente, ma un luogo sicuramente interessante.
In posizione leggermente elevata, troverete quel che rimane dell’antico villaggio: la chiesa, con annessa una cascina, ed un’ area cinta da un muro che oltre a contenere un ampio orto-giardino, racchiude un piccolo cimitero. La cascina, dopo essere stata per molto tempo l’abitazione del fattore e custode del santuario, negli anni ’70 del 900 fu sede di una Fraternità Carmelitana ed è ora adibita a casa vacanza di una Onlus.
Secondo gli studiosi di probabile origine romana, situato sulla via Eporedia-Augusta Taurinorum, Misobolo venne abbandonato forse a causa di una pestilenza o in seguito alle guerre canavesane del ‘300.
Nella seconda metà del ‘400 del paese restava soltanto una cappella contenente un’immagine affrescata della Vergine. Questa cappella venne via via ingrandita e infine portata alle forme odierne agli inizi del ‘700.
La facciata in stile neoclassico è oggi rovinata da un brutto portone in metallo che ci auguriamo venga rimosso quanto prima. L’interno si presenta in forme barocche. La pala d’altare, un affresco raffigurante la Vergine col Bambino è parte del pilone votivo originario. Il pregevole dipinto è stato attribuito alla scuola di Gaudenzio Ferrari, maestro del Rinascimento piemontese. La sacra immagine, come recita la lapide posta sul retro dell’altare, fu incoronata per la terza volta nel 1991, onore riservato ogni cento anni ad effigi e statue della Vergine particolarmente venerate perché ritenute generose dispensatrici di grazie.
A testimoniare la grande devozione popolare per la Madonna di Misobolo, dietro l’altare ed in sacrestia troverete un’ampia ed interessante esposizione di ex voto riferiti alle guerre d’indipendenza dell’ottocento, alle guerre mondiali ed al lavoro degli emigranti a cavallo dei due secoli. In particolare, un quadro collocato in sacrestia, datato 1891 e raffigurante la Vergine col Bambino, fu donato dagli “Operai di San Giorgio” emigrati a Huron nel Nord America.
Addossata al muro sinistro della chiesa, poco visibile ed in stato di abbandono troverete la tomba di una delle più famose contralto liriche rossiniane dell’ottocento: Teresa Ottavia Faustina Trombetta, in arte Teresa Belloc Giorgi.
Nata a San Benigno Canavese nel 1784 studiò a Torino, visse a Parigi dove il padre era funzionario della Repubblica Francese. Qui sposò Angelo Belloc, fuoriuscito giacobino forse di origini sangiorgesi. Debuttò al teatro Carignano nel 1801, cantò per un ventennio alla Scala, ma anche a Parma,Trieste, Parigi e Londra. I suoi cavalli di battaglia furono “Il Barbiere”, la “Cenerentola”, “La gazza ladra” e “L’Italiana in Algeri”.
Si stabilì a San Giorgio in una sontuosa villa che aveva acquistato e fatto poi ricostruire, oggi Villa Malfatti, location privilegiata per banchetti, matrimoni e per molte fiction e film.
Ritiratasi dalle scene nel 1828, morì a San Giorgio nel 1855. Non avendo eredi lasciò la sua fortuna al domestico e uomo di fiducia Pietro Ferrero, che in breve tempo la sperperò.
La chiesa è quasi sempre chiusa, ma nelle domeniche di maggio e settembre, alle quattro del pomeriggio si recita il rosario e viene celebrata la messa, quindi approfittatene. Il giorno di festa più importante per il santuario è il Lunedì dell’Angelo.
Infatti da tempo immemore i sangiorgesi e molti altri canavesani dei paesi vicini amano trascorrere la Pasquetta proprio a Misobolo.
Nei miei ricordi d’infanzia, visto che mia zia viveva nella cascina del fattore, c’è sempre stata questa festa: poche bancarelle, il carretto dei gelati ed il banco di beneficienza. Sotto la tettoia della cascina i miei zii allestivano un “bar” dove servivano vino ed altre bevande. Ancor prima mio padre e mia suocera, bambini degli anni ’20, ricordavano che a Pasquetta era d’obbligo andare a Misobolo se si volevano acquistare “il merlo e la griva”, due fischietti di terracotta a forma di uccellino che si trovavano soltanto lì.
Itinerario consigliato:
Se volete allungare la passeggiata vi consiglio di iniziare da Via Michele Chiesa per dare una sbirciatina dal bellissimo cancello in ferro battuto al parco ed alla villa Malfatti-Belloc.
Continuate lungo la via superando la chiesetta di San Pietro, la casa di riposo ed alcune villette finché non trovate il cartello che indica la strada per il Santuario. Da qui in una ventina di minuti sarete a destinazione. Al ritorno non dimenticatevi di dare un’occhiata alle altre bellezze del paese.
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