CASTELNUOVO NIGRA E LA VALLE SACRA: TRA BASILISCHI E… PRESEPI!
AGOSTINO GRASSINO
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”
Se cercate un posto facilmente raggiungibile in cui si possa passeggiare tra la natura, godere di panorami mozzafiato ed incappare in sorprese inaspettate, la Valle Sacra è il posto che fa per voi.
La sua parte alta è anche percorsa da numerosi sentieri per escursioni più o meno difficoltose e itinerari per mountain bike la cui mappatura e segnalazione sono curate dalla locale comunità montana. Gli appassionati di parapendio potranno praticare il loro sport preferito partendo da Santa Elisabetta o dal Santuario del Belice, zone dedicate al lancio con parapendio o deltaplano con atterraggio nell’apposito campo a Salto. Ed infine il torrente Piova che scorre lungo tutta la valle ed altri minori potranno accogliere coloro che hanno l’hobby della pesca.
La Valle si può raggiungere facilmente da Torino dalla tangenziale nord imboccando l’uscita per la superstrada Caselle-Aeroporto e da qui prendendo l’uscita n.3 per la SS460 in direzione Cuorgnè-Ceresole Reale. Arrivati a Castellamonte seguite le indicazioni per “Valle Sacra” o “Castelnuovo Nigra”.
Chiamata un tempo Valle di Castelnuovo, a 50 km da Torino, la Valle Sacra trae il nome dalle antiche rappresentazioni della religiosità popolare che vi si tenevano, e che nel secolo scorso furono oggetto di studio etnografico compiuto proprio da uno dei cittadini più illustri di questi luoghi, Costantino Nigra.
Ricordo che quand’ero ragazzo, almeno una volta l’anno, a maggio, andavamo a Sale (ora Castelnuovo Nigra con la frazione di Villa Castelnuovo), l’ultimo Comune della valle a raccogliere i narcisi che vi crescevano rigogliosi. Non so se anche allora fosse proibito o meno, ma a noi poco importava. Andavamo lì perché Bessolo, il mio paese, aveva con Sale una sorta di gemellaggio ante litteram: la famiglia “importante”, i Revelli, già a fine ottocento vi possedeva una villa per la residenza estiva che donò poi alle suore Salesiane, così come parte del palazzo di Bessolo. Per tanti anni quindi i nostri due paesi sono stati accomunati dalla presenza delle suore che, oltre ad avere un collegio, gestivano per lascito testamentario dell’Avvocato Revelli le scuole materne. Dopo quasi trent’anni che non ci mettevo piede, qualche anno fa, il primo dell’anno, nel pomeriggio del “giorno dopo” mia moglie ed io cercavamo un posto vicino per fare quattro passi e sgranchirci le gambe, così abbiamo pensato a Castelnuovo Nigra e ai sui dintorni. Ci chiedevamo come fosse cambiato rispetto agli anni’ 70 e se anche lì, come in altri paesi del Canavese, molte cose fossero state stravolte.
Dopo le frazioni Filia e Sant’Anna di Castellamonte, si inizia a salire in Valle Sacra. Facendo una breve deviazione dalla strada principale si arriva al Santuario di Piova nel Comune di Cintano e poi a Colleretto Castelnuovo. Qui, come in tutti i paesi della Valle, si incontrano edifici tipici canavesani sia rurali che signorili, di epoche che vanno dall’ XI al XVII secolo, ma un occhio attento potrà riuscire a scorgere anche elementi decisamente più antichi.
Tra le vestigia del paese spicca la torre circolare che costituisce ciò che resta del castello distrutto ai tempi del Tuchinaggio. Merita una menzione anche il bel campanile della Chiesa Parrocchiale di San Nicolao a Borgiallo (a pochissimi chilometri), di origine romanica. Ben conservato presenta ancora archetti pensili, lesene, bifore e monofore ora otturate.
Da Colleretto Castenuovo si può salire al colle Crosiglietto, un poggio panoramico con vista magnifica sul Canavese e sulla pianura torinese. Qui, a metà delle pendici del monte Quinzeina, a 1211 m.s.m, sorge il Santuario di Santa Elisabetta, costruito nel 1796. Nei dintorni, tra la vegetazione, spiccano alcune cappelle votive che in Valle Sacra dicono essere numerosissime.
Lasciato Colleretto Castelnuovo, tornando sulla strada principale si arriva a Cintano ove si nota chiaramente il campanile romanico della Chiesa di San Giovanni Battista, che molti indicano come la più antica della valle.
Una curiosità del paese è il monumento al Basilisco, il leggendario mostro (rappresentato come un serpente alato con testa e zampe di gallo) che inceneriva con lo sguardo i viandanti. Qui a Cintano, secondo la tradizione, nei pressi della “cappella del Malpasso” (778 m.s.m.) dedicata a sant’Ignazio fu avvistato ed ucciso l’ultimo esemplare della specie.
Lasciato Cintano e seguendo sempre la strada principale si arriva infine a Sale.
Posto a 828 m.s.m è sovrastato dalla “Bella Dormiente”, gruppo montano dalla forma di donna supina costituito dai monti Quinzeina (2344m) e Verzel (2444), che potrete riconoscere dalla forma inconfondibile percorrendo molte strade canavesane.
Tra seconde e terze case non degne di nota se non per il fatto che testimoniano una vocazione turistica di vecchia data, potrete divertirvi a scovare scorci, androni antichi, case in pietra anche poco più che ruderi, ma che sono lì a ricordarci le nostre radici. Passando per un vicolo di fianco alla chiesa Parrocchiale di San Sebastiano, vi troverete sulla piazzetta antistante. Da questo luogo in autunno e inverno, ma anche nel resto dell’anno alberi permettendo, potrete godere della bella vista sulle colline e sulla piana sottostante.
A sinistra della chiesa, si apre al visitatore via Giovanni Croce, la stretta via storica del paese, che ospita il “MAP”, museo dei presepi all’aperto. Si è voluto abbellire il paese con una serie di opere ispirate al tema: “Castelnuovo Nigra paese da presepe”. Con vostra grande sorpresa potrete ammirare un’ ottantina di opere in ceramica dalle forme e dai colori più svariati che sono state installate sui muri delle case a partire dal 1998 su iniziativa di Comune e Comunità montana, in collaborazione con l’Associazione Artisti della Ceramica di Castellamonte.
Al numero 24, angolo via delle scuole, fermatevi ad osservare la “Ca d’Adele” una bella casa liberty un po’ in abbandono, ma con un grande parco, all’interno del quale mi è parso di intravedere persino un sequoia. Se avete tempo e non siete ancora stanchi, ripresa l’auto potete scendere alla frazione di Villa Castelnuovo, dove troverete ciò che rimane dell’antico Castello dei San Martino di Castelnuovo e della casa natale di Costantino Nigra, i cui resti mortali riposano nel locale cimitero.
Per finire, alcuni amici mi hanno segnalato dei luoghi per escursioni più o meno impegnative.
- Il Bosco Parco del Bric Filia a 760 metri sulla dorsale sud est del monte Verzel, attrezzato anche con tavoli da picnic, al cui interno vi è un percorso didattico naturalistico.
- Il “Sentiero del Basilisco”, un percorso ad anello che si snoda tra le pendici dei monti Calvo, Verzel e Quinzeina attraverso antiche vie che collegavano i pascoli di altura ai paesi di Sale e di Cintano.
- Il “Pian delle Nere” sul monte Verzel a 1200 metri di quota gode di una posizione panoramica eccezionale sul Canavese e sulla Serra. In primavera si riempie di profumatissimi narcisi ed essendo lontano da fonti luminose è molto adatto all’osservazione ed alla fotografia astronomica amatoriale.